INTRODUZIONE
Ogni popolo, fin dai tempi più remoti, ha trasmesso, di generazione in generazione, il suo patrimonio di sapienza e saggezza, spesso impiegando racconti, parabole, aneddoti e simboli, sotto forma di metafora, allo scopo di aiutare a crescere, a capire, ad alimentare e sviluppare lo spirito, per trasmettere usi e costumi e per una migliore conoscenza di se stessi e del prossimo. Alcune opere quali le fiabe di La Fontaine e di Esopo, le parabole della Bibbia, le narrazioni di Budda e i racconti dei Sufi, sono esempi dimostrativi dell’utilizzo della narrazione per “comunicare”, parola che deriva dal latino “communis” e che significa: “mettere in comune” qualcosa con qualcun altro: emozioni, idee, per esaudire esigenze di tipo affettivo, curativo o per soddisfare bisogni culturali. Assistiamo oggi ad una riscoperta della narrazione, dopo che il positivismo l’ha relegata nello stretto ambito della letteratura e della storia, vestigia di una società e un mondo prescientifico e irrazionale. David Gordon, nel suo libro “Metafore terapeutiche”, afferma che una storia, creata o raccontata allo scopo di consigliare ed educare, deve essere definita una “metafora”. La stessa definizione è adottata da S.B. Kopp, nel suo libro “Guru: Metafore di uno Psicoterapeuta”. La parola metafora deriva dal greco meta, che significa “al di sopra”, e phorein che significare portare. La metafora trasporta il significato da un campo semantico ad un altro che si estende oltre il significato delle parole. La metafora è, infatti, una forma stilistica con la quale si adatta a una persona o a una cosa una parola che si addice per una somiglianza sottintesa. Così diciamo di un uomo che “è un leone” sottintendendo che il suo coraggio è simile a quello del leone. La metafora è un racconto che sottintende un’analogia o un confronto con una situazione di vita. La nostra immagine metaforica dell’educatore e del formatore è quella del vecchio saggio che, seduto davanti al fuoco, racconta le storie ai bambini che l’ascoltano con le orecchie tese e gli occhi sgranati dalla meraviglia. Lungi dal limitarsi a destare solo meraviglia, il saggio vuole trasferire nel racconto le sue conoscenze, esperienze, cultura e maturità, attraverso la trasmissione degli eventi e delle realtà personali. La metafora terapeutica sembra appartenere più ad una pedagogia generatrice dello sciamano, del saggio o del profeta che del professore, manipolatore di concetti astratti, o del tecnico col suo bagaglio di cognizioni senza fantasia. Questo libro vuole essere eminentemente pratico e di facile utilizzazione per tutti. Contiene strumenti per costruire ed utilizzare la metafora, in situazioni diverse, e alcuni racconti adattati all’età evolutiva, a beneficio dei genitori, degli educatori di bambini e dei terapeuti infantili. Ogni racconto riportato in questo libro è stato costruito con un fine specifico: il rafforzamento dell’io, l’assunzione di responsabilità, l’autonomia e cosi via. L’esperto terapeuta potrà ricavare stimoli e spunti per approntare metafore adatte in particolare anche a soggetti più adulti; naturalmente potrà trarre ulteriori stimoli dalla lettura di favole, parabole, aneddoti, narrazioni storiche, fiabe, novelle, poemi epici, leggende, miti, canzoni, farse, commedie. Nelle metafore che si basano su leggende, miti, poemi, fiabe si descrivono le tappe di sviluppo della vita o di un periodo significativo della vita. I disagi, in questi quadri metaforici, hanno caratteri universali. Possono toccare il vissuto di tutti, a qualunque livello di sviluppo psicologico e intellettivo l’individuo si trovi. La metafora non deve essere necessariamente compresa anzi meno viene sollecitata l’attività del “conscio” maggiore sarà l’attivazione dell’inconscio.