Premessa
Mirate in alto, calciate lontano: se andate in caccia di stelle può darsi che non ne troviate ma non tornerete indietro con un pugno di fango
(K. Gibran)
Volere è potere dice un proverbio che conoscono tutti e sembra tanto più vera quest’affermazione nel mondo dello sport dove ogni atleta è solo di fronte al proprio risultato, fornito da una prestazione che è, o quantomeno dovrebbe essere, il prodotto dello sforzo e del suo sacrificio.
In passato si è creduto che proprietà o meglio qualità specifiche del singolo atleta gli consentissero determinati traguardi. Ad esempio Fausto Coppi era favorito dall’essere particolarmente bradicardico con frequenze cardiache, durante il massimo sforzo, nettamente inferiori alla media. D’altra parte, i traguardi tecnici e le conoscenze mediche hanno sempre più “specializzato” le persone verso prestazioni mirate, grazie alla cura del fisico tant’è che il termine di preparazione atletica riguarda ancora oggi quasi esclusivamente l’aspetto muscolare. Solo ultimamente le caratteristiche e le capacità mentali sono entrate a fare parte dell’interesse della preparazione sportiva.
I programmi di alto livello mirati al solo potenziamento fisico con l’obbiettivo di “costruire” atleti più forti, veloci e resistenti alla fatica, hanno sì consentito prestazioni assai superiori a quelle delle generazioni precedenti, ma si sono rivelati del tutto incapaci di influire su errori, disattenzioni e interferenze di vario genere che limitano la resa sportiva. La comunità sportiva ha dovuto riconoscere che il successo nelle competizioni sportive non richiede solo abilità di tipo fisico: il solo allenamento atletico non riesce a sfruttare o migliorare tutte le potenzialità di un atleta.
Le cause di prestazioni inferiori alle attese vengono sempre più spesso attribuite a non meglio precisati problemi psicologici. Queste interferenze di natura “psichica”, sarebbero attivate, secondo gli sportivi, da relazioni interpersonali e dall’ambiente in cui opera l’atleta e/o da sofferenze e mancanze personali o addirittura genetiche. In quest’ottica gli addetti ai lavori si concentrano nello scoprire i “perché” della minor resa atletica movendo ognuno dalle personali convinzioni. La necessità di queste spiegazioni ha come radice la frequente illusione che, una volta scoperta la causa di una situazione, la soluzione sia automatica o inevitabile, ma la conoscenza della causa nulla ci dice su cosa fare e come fare per risolvere il problema.
Esistono parecchi manuali che trattano dell’allenamento mentale, altri che spiegano come l’attenzione all’aspetto cognitivo sia fondamentale nel processo di formazione dell’atleta.
Noi sappiamo che la corretta gestione degli stati d’animo, l’amministrazione dello stress, la capacità d’immaginazione attiva, quella di concentrazione, la responsabilità, abilità comunicative e di leadership sono gli elementi fondamentali per la mentalità vincente, nello sport come nella vita.
Comunemente si pensa che queste doti siano innate e immodificabili. Pensate alle affermazioni: “ Sono fatto così…..è più forte di me….”… Le abilità mentali pur facendo leva sulle dotazioni genetiche devono essere attivate, amplificate e automatizzate e successivamente allenate perchè possano essere mantenute ad un livello elevato.
L’uomo nasce programmato per vedere, ha gli occhi e tutto l’apparato visivo in grado di condurlo alla massima visione possibile. Per vedere bene, tuttavia, non gli basta avere organi e apparati adeguati, occorre che perfezioni la funzione attraverso l’esercizio.
Gli organi e apparati non adeguatamente stimolati o addirittura deprivati, non permettono l’adeguata organizzazione funzionale che rimane imperfetta nonostante l’integrità degli stessi. L’esclusiva lettura di un libro o un manuale non è sufficiente a creare un campione, come la lettura del manuale del calcio non vi renderà calciatori. Non pensate che le informazioni che ricevete in questo libro siano sufficienti a costruire la vostra mentalità vincente, questa potrà essere perfezionata solo attraverso l’azione e l’esperienza costante; una formazione è possibile solo con la supervisione di un esperto. La cosa migliore da fare è trovarsi un buon allenatore della mente, un “personal mental trainer”cioè un preparatore della mentalità vincente.
Gli autori organizzano corsi di formazione con il modello Eco Mind Process (EMP) per allenatori e atleti sotto l’egida dell’Università di Siena, facoltà di Medicina e Chirurgia, Istituto di Psicologia Generale e Clinica diretta dalla prof.ssa A. Celesti. Presso la stessa facoltà e il medesimo istituto, R. Cadonati e L. Varnavà sono docenti nel corso di perfezionamento in Psicologia dello Sport.